Il morbo di Alzheimer (MA) è la principale malattia neurodegenerativa negli anziani, per la quale non c'è ancora trattamento efficace o prevenzione. I metodi diagnostici correnti non rilevano una delle prime e più rilevanti alterazioni della malattia: il grado di disfunzione sinaptica, che prova il danno ai neuroni.
Uno studio del Gruppo Comunicazione Intercellulare della Facoltà di Biologia e dell'Istituto di Neuroscienze della Università di Barcellona, guidato dal prof. Fernando Aguado, e pubblicato su Translational Neurodegeneration, ha scoperto delle molecole nel fluido cerebrospinale dei pazienti con MA che possono essere un potenziale biomarcatore di danno alle sinapsi, la struttura che consente la comunicazione tra i neuroni.
Componenti poco studiati delle vescicole a centro denso del cervello
I metodi attuali per la diagnosi di MA includono test di deterioramento cognitivo, tecniche di neuroscansione e analisi del fluido cerebrospinale. I biomarcatori nel fluido cerebrospinale sono associati alla presenza di placche amiloidi e grovigli neurofibrillari, i principali segni neuropatologici della malattia.
Tuttavia, fino ad oggi, non sono stati identificati biomarcatori che mostrano prove delle alterazioni precoci nelle sinapsi, che sono spesso associate alla perdita di memoria e cognizione nei pazienti con MA. Secondo Fernando Aguado, trovare questi indicatori è "necessario per capire la progressione della malattia, nonché per valutare nuovi trattamenti contro i processi neurodegenerativi innescati".
In questo studio, i ricercatori hanno analizzato diversi componenti molecolari delle 'vescicole a nucleo denso' (dense core vesicles) nella corteccia cerebrale e nel fluido cerebrospinale dei pazienti con MA e li hanno confrontati con quelli di un gruppo di controllo. Queste vescicole secernono trasmettitori proteici, come neuropeptidi e fattori di crescita, in risposta all'attività neuronale e hanno un ruolo cruciale nel modulare l'attività e la plasticità sinaptica dei circuiti neurali.
"In questo studio, abbiamo esplorato la possibilità che componenti secreti poco studiati delle vescicole a centro denso nel cervello possano essere alterati nel fluido cerebrospinale e nel tessuto corticale dei pazienti con MA" scrive Aguado.
Correlazione con i marcatori di neurodegenerazione
I risultati mostrano una correlazione dei livelli di due di questi componenti, le proteine PC1/3 e PC2, con il grado di deterioramento cognitivo e con indicatori assodati di neurodegenerazione, come l'aggregazione patologica delle proteine tau nel cervello.
"Per la prima volta, dimostriamo una correlazione tra i livelli di queste proteine e il grado di compromissione cognitiva e di taupatia. Considerando che PC1/3 e PC2 sono prodotte solo dai neuroni e sono per lo più secreti alle sinapsi, proponiamo il potenziale utilizzo dei livelli di questi componenti come biomarcatori complementari che possono aiutare a determinare i danni sinaptici e la neurodegenerazione nei pazienti di MA", spiega Fernando Aguado.
Per quanto riguarda l'applicabilità di questi risultati, il ricercatore sottolinea che, sebbene il lavoro sia la prova del coinvolgimento di queste proteine nella malattia, è comunque necessaria più ricerca prima che possa essere tradotto in pratica clinica.
Fonte: University of Barcelona (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Neus Barranco, Virginia Plá, Daniel Alcolea, Irene Sánchez-Domínguez, Reiner Fischer-Colbrie, Isidro Ferrer, Alberto Lleó, Fernando Aguado. Dense core vesicle markers in CSF and cortical tissues of patients with Alzheimer’s disease. Translational Neurodegenerations, Sep 2021. DOI
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