Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperto nuovo meccanismo di diffusione dell'Alzheimer nel cervello

Scoperto nuovo meccanismo di diffusione dell'Alzheimer nel cervello

Nel morbo di Alzheimer (MA) il sistema di smaltimento dei rifiuti di una cellula può diffondere gli aggregati proteici nocivi tra i neuroni del cervello. La diffusione è stata ridotta negli esperimenti, suscitando la speranza di nuovi metodi diagnostici e farmaci che possono fermare o ridurre la progressione della malattia.


Il sistema di gestione dei rifiuti della cellula sembra avere un ruolo importante nella diffusione del MA nel cervello. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Acta Neuropathologica, si è concentrato su piccole goccioline coperte dalla membrana chiamate 'esosomi'. Si è creduto a lungo che il compito principale degli exosomi fosse quello di aiutare la cellula a sbarazzarsi dei prodotti di scarto. In termini semplici, erano ritenuti i sacchetti della spazzatura della cellula.


Tuttavia, ora che li conosciamo di più, abbiamo capito che le cellule di tutto il corpo usano gli esosomi per trasmettere informazioni: gli esosomi possono contenere sia proteine che materiale genetico, che le altre cellule possono assorbire.


I ricercatori di Linköping hanno dimostrato nel nuovo studio che gli esosomi possono anche trasportare gli aggregati tossici della proteina amiloide-beta, e in questo modo diffondere la malattia ad altri neuroni. L'amiloide-beta aggregata è una delle cose principali presenti nel cervello dei pazienti con MA, l'altra è costituita dagli aggregati della proteina tau.


Col passare del tempo, essi formano depositi sempre più grandi nel cervello, fatto che coincide con la morte delle cellule nervose. Le funzioni cognitive di una persona con MA si deteriorano gradualmente man mano che vengono colpite nuove parti del cervello.


"La diffusione della malattia segue il modo in cui parti del cervello sono collegate anatomicamente. Sembra ragionevole presumere che la malattia si diffonda attraverso le connessioni nel cervello, e ci sono da tempo ipotesi su come avviene questa diffusione a livello cellulare"
, afferma Martin Hallbeck, professore associato di Medicina Clinica e Sperimentale alla Linköping University e consulente senior di patologia clinica all'ospedale dell'università.

 

Le cellule si ammalano

In collaborazione con ricercatori dell'Università di Uppsala, lui e i suoi collaboratori hanno studiato gli esosomi nel tessuto cerebrale di persone decedute. Il gruppo di ricerca dell'Università Linköping ha trovato più amiloide-beta negli esosomi dei cervelli con MA che nei controlli sani. Inoltre, i ricercatori hanno purificato gli esosomi dal cervello di persone con MA e hanno studiato se potevano essere assorbiti da cellule coltivate in laboratorio.


"È interessante notare che gli esosomi dei pazienti sono stati assorbiti dai neuroni coltivati e successivamente trasferiti su nuove cellule. Le cellule che hanno assorbito gli esosomi che contenevano amiloide-beta si sono ammalate", afferma Martin Hallbeck.


I ricercatori hanno trattato i neuroni coltivati con varie sostanze che impediscono la formazione, il rilascio o l'assorbimento degli esosomi da parte di altre cellule. Sono così riusciti a ridurre la diffusione dell'amiloide-beta aggregata tra le cellule, interrompendo il meccanismo. I metodi usati in questi esperimenti di laboratorio non sono ancora adatti per il trattamento dei pazienti, ma la scoperta è importante in linea di principio.


"Il nostro studio dimostra che è possibile influenzare questo percorso e, teoricamente, sviluppare farmaci che potrebbero impedire la diffusione. I risultati aprono anche la possibilità di diagnosticare il MA in modi nuovi, misurando gli esosomi", afferma Martin Hallbeck.

 

 

 


Fonte: Linköping University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari

Riferimenti: Maitrayee Sardar Sinha, Anna Ansell-Schultz, Livia Civitelli, Camilla Hildesjö, Max Larsson, Lars Lannfelt, Martin Ingelsson, Martin Hallbeck. Alzheimer’s disease pathology propagation by exosomes containing toxic amyloid-beta oligomers. Acta Neuropathologica, 2018; DOI: 10.1007/s00401-018-1868-1

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.