Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuove scoperte sul modo in cui il cervello forma i ricordi

Nuove scoperte sul modo in cui il cervello forma i ricordiMicrofotografia fluorescente dei neuroni: le macchie verdi mostrano una proteina sinaptica specializzata e quelle rosse mostrano l'actina, la proteina polimerica che forma microfilamenti ed è un componente importante nel citoscheletro. (Fonte: Adam Wegner, Webb Lab / Vanderbilt)Ogni volta che si produce un ricordo, da qualche parte nel cervello un piccolo filamento esce fuori da un neurone e forma un collegamento elettrochimico con un neurone vicino.


Un team di biologi della Vanderbilt University, diretto dal professore associato di Scienze Biologiche Donna Webb, sta studiando come si formano queste connessioni a livello molecolare e cellulare.


I filamenti che producono questi nuovi collegamenti si chiamano «spine dendritiche» e, in una serie di esperimenti descritti nell'edizione del 17 aprile del Journal of Biological Chemistry, i ricercatori riferiscono che una specifica proteina di segnalazione (Asef2, che fa parte della famiglia di proteine ​​che regolano la migrazione e l'adesione delle cellule) ha un ruolo fondamentale nella formazione delle spine. Ciò è significativo perché l'Asef2 è stata collegata all'autismo e alla co-insorgenza di dipendenza da alcol e depressione.


"Le alterazioni delle spine dendritiche sono associate a molti disturbi neurologici e dello sviluppo, come l'autismo, l'Alzheimer e la sindrome di Down", ha detto la Webb. "Tuttavia, la formazione e il mantenimento delle spine è un processo molto complesso che stiamo appena ora cominciando a capire".


I corpi cellulari dei neuroni producono due tipi di fibre lunghe che si diffondono nel cervello: dendriti e assoni. Gli assoni trasmettono segnali elettrochimici dal corpo cellulare di un neurone ai dendriti di un altro neurone. I dendriti ricevono i segnali in arrivo e li portano al corpo cellulare. Questo è il modo in cui i neuroni comunicano tra loro.

Nuove scoperte sul modo in cui il cervello forma i ricordiMicrofoto fluorescente dei neuroni che mostra i filopodi protendersi da un dendrite. (Fonte: Webb Lab / Vanderbilt)


Mentre aspettano i segnali in entrata, i dendriti producono continuamente minuscoli filamenti flessibili chiamati «filopodi» (filopodia in Inglese). Questi spuntano dalla superficie del dendrite e si insinuano nell'area tra le cellule alla ricerca di assoni. Allo stesso tempo, i biologi ritengono che gli assoni secernano sostanze chimiche di natura sconosciuta per attrarre i filopodi.


Quando uno dei filamenti dendritici arriva a contatto con uno degli assoni, inizia ad aderire e a sviluppare una spina. L'assone e la spina formano le due metà di una giunzione sinaptica. Nuove connessioni di questo tipo costituiscono la base per la formazione e l'archiviazione dei ricordi.


L'autismo è stato associato a spine immature, che non si connettono correttamente con gli assoni per formare nuove giunzioni sinaptiche. Tuttavia, una riduzione delle spine è caratteristica dei primi stadi dell'Alzheimer, il che può aiutare a spiegare perché le persone con questa malattia hanno difficoltà a formare nuovi ricordi.


La formazione di spine è guidata dall'«actina», una proteina che produce microfilamenti e fa parte del citoscheletro. La Webb ed i suoi colleghi hanno dimostrato che l'Asef2 promuove la formazione di spine e sinapsi attivando un'altra proteina chiamata Rac, nota per regolare l'attività dell'actina. Hanno inoltre scoperto che un'altra proteina (spinofilina) recluta l'Asef2 e la guida a specifiche spine.


"Una volta capiti i meccanismi coinvolti, potremmo trovare farmaci in grado di ripristinare la capacità di formare spine nelle persone che l'hanno perduta, ripristinando forse la capacità di ricordare", ha affermato la Webb.

 

*******
Co-autori dello studio sono gli studenti laureati J. Corey Evans e Cristina Robinson e lo studioso postdottorato Mingjian Shi del Dipartimento di Scienze Biologiche e del Kennedy Center per la ricerca sullo sviluppo umano. La ricerca è stata finanziata dal National Institutes of Health e dal National Center for Research Resources.

 

 

 

 


Fonte: David Salisbury in Vanderbilt University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  J. Corey Evans, Cristina M. Robinson, Mingjian Shi, Donna J. Webb. The Guanine Nucleotide Exchange Factor (GEF) Asef2 Promotes Dendritic Spine Formation via Rac Activation and Spinophilin-dependent Targeting. Journal of Biological Chemistry, 2015; 290 (16): 10295 DOI: 10.1074/jbc.M114.605543

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)